Nei primi anni '90 basso e drums erano due cose ben distinte. La “asian music” era ancora etichettata come esotica, il dub e il reggae venivano considerati morti e chiunque suonasse dance music a qualsiasi altro ritmo che non fosse 100 bpm veniva giustiziato nella pubblica piazza. In questa triste epoca emerse un line-up in continua evoluzione di DJ, produttori e musicisti provenienti da differenti background ed estrazioni culturali uniti dal rifiuto di essere inquadrati in uno stile e convinti che mescolare generi musicali non dovesse essere una oscura presa di posizione artistica.
Da allora i TGU sono noti per la loro capacità unica di mescolare stili e ritmi
musicali fregandosene dei generi musicali, barriere tecnologiche o del buon senso. A volte sono stati superesposti ed altre di nicchia ma non hanno mai smesso di essere influenti. Hanno mixato tutto ciò che, se non fosse stato per il loro coraggio artistico, nessuno mai avrebbe pensato di mettere insieme; adesso quel “mash-up” è la regola. Loro invece, sono già un passo oltre...
Nello spazio sonoro nato dal sincretismo dell'ensemble, si odono gli echi del miglior nu asian sound per attraversare tutti i territori possibili e dialogare con tutti gli strumenti, i suoni e le voci di ogni 'contrada' mondiale.
Il primo LP del gruppo, intitolato Dream of 100 Nations, rimane uno dei capolavori insuperati del nuovo breakbeat mondiale. Alla sua uscita le musiche apolidi, senza margini, con suoni estrapolati dalle frontiere dilatate del mondo pop dei TGU divennero paradigmatiche di una nuova stagione sonora. Rimescolando elementi di world-music, ambient, dub, hip hop e techno, e recuperando idee della musica new age, l'ensemble ha messo in pista sonorità etniche al ritmo di dance. Il carisma esotico di Natacha Atlas poi, ha aggiunto al melange, nel corso degli anni, un tocco sensuale e femminile.
La musica dei Transglobal è, a tutti gli effetti, un caleidoscopico viaggio fra riti liberatori, segreti ritmici, estetiche gioiose, scarti improvvisi e fantasiosi. Il tutto con unico obiettivo: l'esaltazione del groove più profondo, trovando il filo rosso che interseca sensibilità diverse e che collega lo sfaccettato universo sonoro mondiale.
"Fourteen years on from the moment when TGU radically altered perceptions of what world music could be, the collective remain on a mission to throw as many cultures as possible into the melting pot and make the results palatable to a dance crowd...underneath the vocals the core of the band create the most irresistible rhythms, to which anyone with soul can dance. "
David Hutcheon - The Times
"Operating not only out of a shifting location, but shifting identity, the Transglobal Underground have returned like a band of cosmic mutant rebels with Moonshout, not so much a nod to their roots in festivals as a salute to the lunacy within us all, a possibly terminal (for us perhaps more so than the band) effort to summon up the will to act and change things. Because the Transglobal Underground, brilliant as they are musically, are as much about community politics, as the division of the album into distinct sections reveals. And then again, maybe not, as the TGU shifts once more... you’ll just have to get it for yourself to find out… if you can locate it, that is. The Underground are already moving on."
Tim Nelson - BBC Music
"Transglobal Underground are a British institution. Nearly two decades on from their formation by the multi-talented Djs/producers/musicians Tim Whelan and Hamid Man Tu, their longevity is based on an ability to continually refesh their trademark multicultural sound and stay one step ahead of their many imitators.'"
Jane Cornwell - Songlines
"'Moonshout' takes the listener on a roller coaster ride that includes Balkan beats, Bollywood strings and funky Zulu vibes, all squeezed through the TGU juicer to create something totally original. Recorded in various European locations, 'Moonshout' is packed with offbeat musical ideas...since their inception Transglobal Underground have stuck to their guns and led by example. On the strength of this album everyone else still has a lot of catching up to do."
Dave Haslam - Rock N Reel
"'This is an entertaining and inventive Transglobal Underground side project, in which programming, guitar and percussion exponents Tim Wheland and Hamid Mantu team up with folk musicians from across Europe to refashion songs of "movement, emigration and exile". Recorded in eight capital cities, this is a Euro-fusion collage of the ancient and modern, in which English folk star Jim Moray is now mixed with beats and scratching effects, and inter-cut with Hungarian singer Nori Kovacs. Elsewhere, there's fine vocal work from Bulgaria's Perunika Trio, a sturdy clash of beats and Polish nostalgia from Village Kollektiv, and a burst of weepie sing-along music hall from Tindersticks' Stuart Staples. It's a bold experiment that actually works'"
Robin Denselow - Guardian
Un po' di storia: il loro primo singolo 'Temple Head' è stata una dichiarazione d'intenti e ha ottenuto lo status di inno nei club sebbene fosse un funk lento con ritmi classici indiani, percussioni brasiliane e assoli di chitarra. Ci volle un po' perchè il resto del mondo li raggiungesse, ma dalla metà degli anni novanta la crescita della musica ambient e trance aveva creato fame di nuove idee e i Trans-Global Underground ne avevano a bizzeffe. A questo punto un acclamato live act con voci Arabesque, custodi dei tempi nepalesi e una moltitudine di rappers e percussionisti, il loro primo album, 'Dream of 100 Nations' raggiunse il top fifty, ottenne recensioni estatiche e arrivò in testa alle classifiche indie... La casa discografica, Nation Records era totalmente indipendente al momento. Il secondo album, 'International Times' raggiunse i top 40 e lanciò il gruppo in Europa.
L'agenda si fece più fitta quando i TGU iniziarono a occuparsi di remix e produzioni, registrando l'album 'Diaspora' per la vocalist Natacha Atlas, e facendo uscire allo stesso tempo, il loro terzo album 'Psychic Karaoke'. Ormai la band aveva sviluppato una reputazione in Europa centrale e orientale che si riflettè nelle influenze tzigane del quarto album, 'Rejoice Rejoice',e nelle successive registrazioni a Praga, Budapest e Sofia, così come nel tour che li ha portati fino al Kazakistan.
Una moltitudine di membri della tribù sono andati e venuti... La vocalist Natacha Atlas ebbe grande successo come solista, sebbene prodotta nella maggior parte dei casi da TGU, mentre il vocalist Tuup andava e veniva, a intervalli irregolari, per riapparire inaspettatamente in diverse parti del mondo. In varie occasioni la line-up ha incluso il solista sudafricano Doreen Thobekile, Johnny Kalsi della Dhol Foundation, e include tuttora il più grande sitarista britians Sheema Mukherjee.
TGU hanno diversificato ulteriormente il loro stile nel corso degli anni... Il produttore e dj Hamid Mantu e Tim Whelan si trasferirono al Cairo per un breve periodo alla fine degli anni '90, lavorando per artisti come Hakim, Khaled e Kazem El Sahar prima della pubblicazione del quinto album. 'Yes Boss Food Corner' vide i TGU impegnati in un viaggio globale che durò tre anni e li portò fino al sesto album, 'Impossible Broadcasting', con il quale tornarono a casa, quantomeno la maggior parte di loro, nel Regno Unito dove crearono la propria etichetta, Mule Satellite. Il 2007 ha visto la pubblicazione di 'Moonshout', probabilmente il loro disco più ambizioso. Il 2008 è iniziato col botto, vedendoli vincitori del 'Best Global Artist Club' alla BBC Radio 3 World Music Awards e diventando un altro anno molto intenso, on the road, con oltre 65 spettacoli in tutto il mondo comprese le performances al WOMAD, Beautiful Days e Bestival.
Dopo 17 anni di perseveranza nel settore e migliaia di show, i TGU hanno pubblicato il loro best of dal titolo 'Run Devils & Demons' il 13 aprile 2009 (Nascente). Quest'album raccoglie il talento della band nel corso degli anni e vi accompagnerà in un viaggio che vorrete ripetere! Per il 2010 sono stati programmati spettacoli pieni di energia in tutto il mondo e un nuovo album è previsto per il 2011.
Nessuno all'inizio avrebbe potuto prevedere che, dopo tutti questi anni, i Trans-Global Underground avrebbero avuto ancora una grande influenza, permeata di rispetto, un seguito fedele e l'energia per continuare un programma itinerante che avrebbe stroncato la maggior parte delle band. I Trans-Global Underground hanno sviluppato una vita propria, seguendo le proprie ragioni. Tutti gli altri arrivano dopo.