Natacha Atlas, cantante acclamata a livello internazionale, che ha messo a punto i caposaldi fondamentali dello "shaabi" (cioè del pop egiziano di questi ultimi anni) e della "belly dance", o danza del ventre che dir si voglia, ha appena pubblicato quest'anno il suo ottavo disco da solista. Registrato con ospiti illustri quali il pianista Zoe Rahman, un ensemble turca composta da venti musicisti e un'orchestra da camera in grado di integrare stili della tradizione araba ed occidentale, Mounqaliba - 'essere in uno stato di involuzione' in arabo – è costruito con il suono acustico, orchestrale del celebrato Ana Hina del 2007 con una serie di nuove canzoni, interludi evocativi e una lucida, limpida lettura di The Riverman, di Nick Drake. Ora, con il suo nuovo album, Natacha porta il modus operandi acustico di Ana Hina ad un nuovo livello. “Il nuovo album trova seguito da El Nown, ultimo brano di Ana Hima, in parte ispirato dalla musica di Zad Moultaka”, rivela la cantante. Molutaka è un pianista e compositore libanese che vive a Parigi, ed è specialista nel creare un'armonia fra oriente e Occidente – il suo piano con l'oud, per esempio.
“E' molto più sperimentale di quanto non siamo noi, in un certo senso,” racconta Natacha, che descrive le nuove tracce quali Ghoroub come “una composizione classica con un taglio alla Moultaka, solo strumenti a corda e voce, ed è piuttosto tetro, con un testo ispirato dal poeta bengalese Tagore.
La maggior parte dei pezzi di Mounqaliba sono stati scritti in arabo classico con il partner musicale di Natacha, Samy Bishai, cresciuto in Egitto e iniziato allo studio del violino classico da russi e armeni ad Alessandria. I due hanno iniziato a lavorare a quello che sarebbe diventato Mounqaliba pochi giorni dopo aver concluso il tour mondiale di Ana Hina, durato ben 18 mesi, nel novembre 2009.
Per Natacha lavorare a quest'album è stato un intenso processo creativo portato avanti in uno studio di registrazione a sud-est di Londra, affacciato sul porto industriale del Tamigi – luogo adatto a modellare il suo marchio di fabbrica, fusione di musica araba e occidentale. “Sono stata molto coinvolta nella composizione musicale di quest'album. Sono stata più partecipe in questo lavoro dall'inizio alla fine che non in qualsiasi altro album abbia mai fatto.
”Il brano da cui prende il nome l'album inizia come “un lamento riguardo alla situazione del mondo, riguardo al fatto che sembriamo essere in uno stato di involuzione, a come tutto è assurdo e sottosopra e noi ci ritroviamo ad essere ben lontani dall'essere civilizzati. E' come se fossimo in tempi bui, in un qualche modo perverso e moderno, per questo è un lamento. Ed è risultato essere un brano strumentale, con al suo interno voci, ma non parole.
”Sebbene le atmosfere principali dell'album siano dark, quell'oscurità è alleggerita da pezzi come Nafoura (fontana), canzone basata su una poesia di Natacha, che chiude l'album con un elogio all'amore e ai suoi poteri chiarificatori con le parole “tu sei la mia fontana di luce, tu sei il mio giardino segreto.” Vi è anche una vivace e gioiosa lettura di un Mwashah vecchio di 400 anni - tratto da un poema epico di poesia araba classica – arrangiato da Atlas e Bishai nello stile orchestrale dei Rabhani Brothers.
Accanto ad una cover vecchia di 400 anni si trova la sua rilettura liquida e meravigliosamente lussureggiante di un classico di Nick Drake, Riverman, e un nuovo pezzo arrangiato dai TGU Tim Whelan e Aly El Minyawi, cugino di Natacha e percussionista della sua band.
Anche se in gran parte acustico, con la presenza di ney, fisarmonica e piano e la fusione tra ensemble e orchestre d'archi dell'est e dell'ovest, Natacha in quest'album fa ritorno anche al digital beat. “C'è una traccia in cui abbiamo trattato le percussioni arabe con una programmazione elettronica. Spesso quando musica araba ed occidentale vengono fatte incontrare il beat arabo viene uniformato a quello occidentale perchè è uno dei modi più semplici di far convergere questi due mondi, ma noi non abbiamo fatto questo, li abbiamo fatti scivolare in parallelo, così da ottenere un sound moderno senza perdere l'identità araba.”
Tocchi di sound design elettronico – uniti a registrazioni sul campo fatte al Cairo, a Marrakech e in altri luoghi – appaiono nei sei 'interludi' cinematografici, così come il suo tastierista turco che canta nel potente ed intricato stile dei muezzin, così come parole ed idee di Peter Joseph, appartenente al movimento Zeitgeist. “Egli ha fatto la voce narrante a un film chiamato Addendum, relativo al sistema monetario. Dice cose stimolanti riguardo a come il sistema monetario è stato creato, come funziona, come non funziona e su come non ci siano incentivi intrinsechi per risolvere eventuali problemi di reddito. Ho pensato che sarebbe stato interessante usare questi estratti, visto il titolo dell'album e quest'idea di involuzione, del nostro tornare verso il caos. E peter Joseph ci ha gentilmente concesso di usare il materiale che trovavamo interessanti. Abbiamo così sei intermezzi che creano interessanti viaggi musicali cinematografici sé. Questi hanno un obiettivo programmatico all'interno dell'album, correlando la musica che li circonda. Per me questo è veramente un concept album, qualcosa che non ho mai fatto prima."
Tim Cumming
THE GUARDIAN (UK) - Atlas has recorded an intriguing acoustic album. Slinky vocals matched by a tight, gently rhythmic backing. Mature and varied – promises to transform her career.
BOSTON GLOBE (USA) - NATACHA ATLAS “Mounqaliba’’ An eerie, bizarre, and completely mesmerizing electro-Arabic set from the Egyptian-Belgian-English singer, sounding like some kind of Tori Amos gone post-colonial.
THE OBSERVER (UK) - She leads us to an imaginary café that could be in the Lebanon – exquisite and courageous.
MATIONAL PUBLIC RADIO – online (USA) - Her new CD, Mounqaliba, is a meditation on global contradictions, a subject Atlas is uniquely qualified to illuminate. The sounds and ideas on Mounqaliba rub against one another and ultimately produce sparks, even light. Atlas hones the contradictions of her tangled heritage into an enchanting musical space and a restless meditation on the contradictions of an uncertain world.
POPMATTERS (USA) - Atlas' gorgeous voice presides over the entirety of Mish Maoul, imbuing these songs with a prayerful authenticity that transcends the genre.
TIME OUT NEW YORK (USA) - Natacha Atlas is the kind of singular performer for whom the onerous label world music was coined: No more specific tag could possibly encompass a performer who started her career as a belly dancer and salsa singer, and went on to blaze trails with a unique mix of traditional Arabic styles from electronica to classical.